di Saverio Gileno

Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha lanciato un allarme cruciale durante l’apertura della COP28 a Dubai, dichiarando che “il destino dell’umanità è in bilico”. Guterres ha sottolineato l’urgenza della situazione, evidenziando le sue recenti esperienze tra il ghiaccio dell’Antartide in scioglimento e i ghiacciai del Nepal. Questi due luoghi, apparentemente distanti, sono collegati nella crisi climatica che sta generando caos globale, manifestandosi in frane, inondazioni e innalzamento del mare.

Il segretario generale ha descritto i segni evidenti della “malattia climatica” che colpisce la Terra, comprese le emissioni record, gli incendi devastanti e le siccità letali. Pur riconoscendo che siamo lontani dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi e prossimi al limite di 1,5 gradi, Guterres ha sottolineato che “non è troppo tardi per agire”. Ha esortato i leader globali a utilizzare le tecnologie disponibili per evitare il peggio del caos climatico.

Nonostante l’importanza di questo appello, il discorso di Guterres evidenzia le sfide in corso, compresa la resistenza nei confronti delle azioni necessarie per affrontare la crisi climatica. Mentre il mondo si trova a pochi minuti dalla mezzanotte del limite critico, emerge la dualità tra la speranza di prevenire uno schianto planetario e l’incendio, e le ombre di un’azione insufficiente.

In conclusione, la COP28 di Dubai pone di fronte all’umanità un bivio cruciale. L’urgenza di una transizione ecologica rapida e senza compromessi è evidente, ma l’efficacia di tale transizione è minacciata da negazionismi e ritardi. Il destino del nostro pianeta è in bilico, e solo un impegno globale concreto e immediato può preservare un futuro sostenibile che non lasci nessuno indietro.