di Alessandro Paglia

Sono in lavorazione presso il MASE in queste settimane il nuovo Piano Energia e Clima (PNEC) e il nuovo Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC). Nei mesi scorsi sono state avviate le consultazioni pubbliche, previste in modo obbligatorio prima che i piani vengano inviati a Bruxelles entro la scadenza di fine giugno. Molto probabilmente non saremo in grado di rispettare tale scadenza, ma la procedura ci interessa fino a un certo punto.

Quello che chiediamo invece è un maggiore coinvolgimento, purtroppo non possiamo dire molto altro se non quanto si apprende da indiscrezioni di stampa. Regna una generale astrattezza intorno al lavoro che i funzionari stanno portando avanti. Il lavoro di consultazione è certamente utile ma, per una sfida tanto grande e con obiettivi tanto ambiziosi, che inevitabilmente prevedono il coinvolgimento di tutti è necessario uno sforzo ulteriore di concertazione e condivisione delle scelte.

“È necessario – scrive la Commissione Europea – che i PNEC aggiornati incrementino la preparazione e rafforzino le misure nell’UE intese a promuovere la sicurezza energetica collettiva”. Tenendo conto del nuovo regolamento sullo stoccaggio del gas e delle politiche per la riduzione dei consumi. “Gli Stati membri dovrebbero descrivere nei rispettivi PNEC aggiornati in che modo intendono apportare ai consumatori i benefici delle energie rinnovabili meno costose e delle tecnologie a bassa emissione di carbonio”.

A questo proposito un ruolo rilevante è svolto dalla necessità di sostituire il gas russo, sappiamo che si punta ad un obiettivo di 80 GW di rinnovabili nei prossimi 7-8 anni, un traguardo utile ma forse sarebbe stato possibile osare di più. Associazioni come Elettricità futura, ad esempio, si sono dette pronte a installare capacità per 60GW in 3 anni, si tratta di progetti già presentati e attualmente impantanati nell’elefantiaco iter autorizzativo. Certo installazioni di capacità così massicce necessitano anche di investimenti sulla rete, sistemi di accumulo e interconnessione per gestire la non programmabilità delle rinnovabili. A questo proposito nel suo nuovo Piano di sviluppo decennale, Terna, che gestisce la rete elettrica nazionale punta non a caso al rafforzamento e allo sviluppo delle interconnessioni in Italia e con l’estero, prevedendo un investimento complessivo di circa 2 miliardi di euro, per costruire un hub elettrico europeo e mediterraneo, grazie ad esempio al nuovo cavo sottomarino interconnessione tra Italia e Tunisia, al collegamento tra i sistemi elettrici della Sardegna, della Corsica e della penisola italiana e, al nuovo cavo sottomarino con la Grecia.

Vorremmo capire come tutto questo si incardini nei nuovi piani in preparazione, come dicevamo una battaglia tanto ambiziosa necessita che siano attivate tutte le migliori energie, che livelli di governo nazionali e territoriali, imprese e cittadini si muovano in modo coordinato nella stessa direzione. La lotta al caos climatico è una sfida che ingaggia tutti noi, ognuno può contribuire, ognuno deve contribuire.