Per accedere al consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili esiste una soluzione diventata realtà già da qualche anno: le comunità energetiche.

Da semplici consumatori a veri e propri produttori, i cittadini, piccole – medie imprese, enti locali possono organizzarsi per condividere energia pulita ed ottenere benefici ambientali, sociali e di risparmio economico, aumentando la consapevolezza degli utenti stessi. Da soggetti passivi, diventano attivi nell’intero ciclo, assumendo comportamenti più virtuosi e una maggiore conoscenza delle dinamiche che caratterizzano la produzione, lo scambio e la vendita di energia.

Le comunità energetiche – CER –  sono un modello innovativo che contribuisce alla transizione ecologica in quanto consente la dotazione di impianti per la produzione e l’autoconsumo condiviso di energia da fonti rinnovabili.  

Una vera e propria rivoluzione energetica fondata su valori della lotta allo spreco e sulla condivisione di un bene mai come in questo momento storico fondamentale.

Sono, in pratica, associazioni tra cittadini, autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, imprese/attività commerciali (per le quali la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non può costituire l’attività commerciale e industriale principale), che insieme producono, consumano e gestiscono energia elettrica ricavata da fonti rinnovabili attraverso l’uso comune di uno o più impianti di produzione energetica. 

Tutto ciò è possibile in seguito all’entrata in vigore del decreto legge 162/19 articolo 42 bis (convertito in legge dalla L. 8/2020 – anche noto come Milleproroghe 2020) e dei relativi provvedimenti attuativi, quali la delibera 318/2020/R/eel dell’Arera e il Dm del Mise pubblicato il 16 settembre 2020. Il 15 dicembre 2021 è entrato in vigore il nuovo decreto legislativo (Dlgs 199/2021) in attuazione della direttiva Ue 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (RED II).

Secondo uno studio del 2 dicembre 2020 condotto per Legambiente dalla società di consulenza Elemenssul, le comunità energetiche contribuiranno alla decarbonizzazione con circa 17 Gigawatt di nuova potenza da fonti rinnovabili entro il 2030, pari a circa il 20% dell’obiettivo climatico fisso dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e  il  Clima – PNIEC. 

Anche se da sole non bastano per completare la transizione energetica, il loro contributo rappresenta comunque una soluzione concreta al raggiungimento degli obiettivi sulle emissioni di Co2. 

Oltretutto, costituiscono un’alternativa all’attuale sistema energetico centralizzato, dipendente dalle importazioni di energia e dall’uso di combustibili fossili e che pertanto “non può più rappresentare la giusta via per il futuro né dal punto di vista ambientale, vista la quantità ingente di gas climalteranti immessa in atmosfera, né dal punto di vista sociale, considerando guerre, caro bollette, disuguaglianze e la scarsa innovazione nei territori”.

Anche i benefici economici sono rilevanti, poiché oltre all’incentivo erogato dal Gestore dei Servizi Energetici – GSE, le CER per l’energia prodotta sono remunerate a prezzi di mercato concorrenziali.

Inoltre, potrebbero essere una risposta all’attuale crisi energetica poiché l’aumento del costo del gas impatta su quello dell’energia elettrica in quanto una quota importante di questa è prodotta con il gas naturale. Di conseguenza, si ripercuote sull’aumento dei prezzi e su quello delle bollette. 

Per diminuire la dipendenza energetica dalle fonti fossili è ipotizzabile utilizzare, quando non sostituire del tutto la quota proveniente dagli idrocarburi con quella delle fonti rinnovabili.

Attualmente, sono almeno 30 le CER censite da Legambiente tra configurazioni di comunità energetiche da fonti rinnovabili ed esperienze di autoconsumo collettivo. Un numero destinato ad aumentare, poiché il Pnrr prevede lo stanziamento di 2,2 miliardi di euro per sostenere le comunità energetiche e le strutture collettive di autoproduzione nei comuni con meno di 5.000 abitanti. Le previsioni di produzione sono incoraggianti. Secondo le stime del governo, la prevista installazione di circa 2.000 MW, porterà alla produzione di circa 2.500 GW annui, con una riduzione di 1,5 milioni di tonnellate di CO2. Per arrivare a questo obiettivo, ogni CER potrà realizzare impianti fino a 1 MW ed espandersi comprendendo più Comuni, soprattutto nelle zone rurali e nei territori a rischio spopolamento.

Qui la mappa delle comunità energetiche (in aggiornamento): https://experience.arcgis.com/experience/1d992eb312f942959b55c611dd0ce968;

 di Pamela Chiodi