L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha presentato il sesto Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici.

L’IPCC conta 195 Paesi membri ed è stato istituito nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), al fine di fornire ai leader politici valutazioni scientifiche e periodiche sul cambiamento climatico, le sue implicazioni e rischi, nonché per proporre strategie di adattamento e mitigazione.

I rapporti dell’IPCC sono redatti e riesaminati in più fasi, garantendo così obiettività e trasparenza.

Nel Sesto Rapporto vengono valutati gli impatti dei cambiamenti climatici, esaminando gli ecosistemi, la biodiversità e le comunità umane a livello globale e regionale e viene riconosciuta in maniera netta l’interdipendenza tra questi elementi.

Il Presidente dell’IPCC, Hoesung Lee, ha affermato che “questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze della mancanza di azione da parte dell’essere umano e dimostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un pianeta sano”

Il rapporto rileva inoltre che gli eventi meteorologici estremi causano impatti a cascata sempre più difficili da gestire ed espongono milioni di persone a una grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, Centro e Sud America, nelle Piccole Isole e nell’Artico.

Occorrono azioni ambiziose e accelerate per evitare la crescente perdita di vite umane, biodiversità e infrastrutture e soprattutto per colmare i divari che colpiscono le popolazioni a baso reddito.

Il rapporto fornisce nuove informazioni sul potenziale della natura, non solo per ridurre i rischi climatici, ma anche per migliorare la vita delle persone. Come ha affermato il Copresidente del gruppo di lavoro II dell’IPCC, Hans-Otto Pörtner, “gli ecosistemi sani sono più resistenti ai cambiamenti climatici e forniscono servizi vitali come cibo e acqua pulita, ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando in modo efficace dall’80 al 50 per cento della terra, dell’acqua dolce e degli habitat oceanici della Terra, la società può beneficiare della capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio e possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma risulta essenziale il supporto di finanziamenti e politiche adeguate”.

Gli scienziati sottolineano che il cambiamento climatico interagisce con le tendenze globali, come l’uso insostenibile delle risorse naturali, la crescente urbanizzazione, le diseguaglianze sociali, le perdite e i danni causati da eventi estremi, come l’ultima pandemia, mettendo a repentaglio lo sviluppo futuro.

La copresidente Debra Roberts ha affermato “la nostra valutazione mostra chiaramente che affrontare queste diverse sfide coinvolge tutti – governi, settore privato, società civile – che devono lavorare insieme per dare priorità alla riduzione del rischio, così come all’equità e alla giustizia, nel processo decisionale e negli investimenti. In questo modo si possono conciliare interessi, valori e visioni del mondo differenti. Riunendo il know-how scientifico e tecnologico e il sapere indigeno e locale, le soluzioni saranno più efficaci. Il mancato raggiungimento di uno sviluppo resiliente al clima e sostenibile si tradurrà in un futuro non ottimale per le persone e per la natura”.

La lettura del rapporto completo è disponibile sul sito www.ipcc.ch

di Cecilia Rinaldi