“Occorre che le previsioni occupazionali siano all’altezza della sfida. Sarebbe insufficiente un incremento di occupazione del 3 per cento a seguito del rilancio innescato dagli investimenti del PNRR, come stimano alcuni. Ci saranno più green job e lavori di cura, cultura e turismo potranno dare un contributo, ma il vero tema sarà quello dei posti più a rischio, quelli a bassa qualificazione”: Lo ha detto Francesco Piacente, vicedirettore dell’associazione Transizione ecologica solidale (TES), aprendo l’incontro organizzato assieme ad Enel su formazione e politiche attive per il lavoro nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che per Piacente “sono e saranno una priorità, serviranno posti ad alta competenza e conoscenza. La grande sfida sarà quella delle transizioni occupazionali legate a quelle digitali, industriali, tecnologiche”.  


Guido Stratta, direttore People & Organization del Gruppo Enel, ha definito il tema “strategico. Siamo di fronte a un’importante transizione energetica che richiederà una transizione per così dire emotiva, occorrerà il contributo delle persone. Solo il Gruppo Enel ha presentato progetti per 26,2 miliardi”. Stratta ha indicato alcune direttrici di intervento: la formazione immediata e concertata attraverso un’alleanza con le istituzioni; la valorizzazione della sinergia tra scuola e lavoro; il tema del genere, visto che occorre superare il gap culturale a beneficio delle donne. Stratta ritiene che vada spostato “l’asse sulla cooperazione su più livelli, bisogna stare attenti a non individuare competenze e mestieri troppo verticali. Serve l’ibridazione dei saperi”. 


Raffaele Michele Tangorra, commissario straordinario ANPAL, ha sottolineato: “Dobbiamo farci trovare pronti altrimenti gli choc di breve periodo possono trasformarsi in dinamiche di lungo periodo, specialmente per i lavoratori più deboli. Il Programma Gol punta a far ragionare assieme le politiche attive del lavoro e di formazione professionale rispondendo ai fabbisogni delle imprese, con particolare attenzione ai lavoratori più fragili. Un tema importante sarà la capacità di sistema a fronte di interventi che ricadono nella competenza esclusiva o concorrente delle Regioni”. 


Per Romina Mura, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, “stiamo affrontando la sfida di rendere il nostro Paese più competitivo, dal mio punto di vista occorre capacità di costruire lavoro produttivo e di qualità. Ci sono nel nostro Paese alcune Regioni e situazioni territoriali in cui dobbiamo ricominciare da zero o quasi. Dobbiamo lavorare in una logica di sistema, in cui tutti i pezzi facciano la loro parte o il rischio è di produrre nuove diseguaglianze”. Susy Matrisciano, presidente della Commissione Lavoro del Senato, ritiene che il lavoro di qualità si crei “attraverso investimenti e scelte che non creino precarietà. La formazione è un mondo su più livelli e serve un discorso di sistema in cui è necessario il contributo di più attori. Il modello è binario, scuola – azienda, in questo senso l’esperienza tedesca funziona: la scuola può essere considerata un centro per l’impiego per i nostri giovani”. 


Pietro Quaresimale, assessore al Lavoro della Regione Abruzzo, ha detto che “lo sviluppo dei servizi di politica attiva è un’esigenza del sistema produttivo italiano, le imprese richiedono sempre di più nuove competenze tecniche. Il primo e importante obiettivo è la cura del capitale umano, spesso il lavoro c’è ma mancano i profili. Poi bisogna lavorare sullo snellimento delle procedure burocratiche”.