Il nuovo fondo europeo di 30 miliardi, intende mobilitare altri 70 miliardi di investimenti pubblici e privati per un totale di 100 miliardi di euro e, mira ad assistere le regioni più colpite dalla transizione verde.

Il Just transition found attingerà risorse dal bilancio a lungo termine dell’UE, che è ancora in fase di negoziazione, compresi il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e il Fondo Sociale Europeo Plus. Non si tratta di uno strumento compreso all’interno del Green new deal, il grande piano per la transizione sostenibile del modello economico europeo. Possiamo definirlo invece come un tentativo di eliminare le sacche di resistenza per l’attuazione del piano stesso, portate da aree ancora fortemente dipendenti da fonti fossili.

Il Green Deal avrà un impatto molto forte in alcune regioni, questo è sicuro. Quelle regioni che dipendono completamente, o quasi completamente, dal carbone, o da industrie ad alta intensità di carbonio. Il nuovo fondo si pone l’obiettivo di aiutare queste regioni a compiere la transizione, senza scontare eccessivi costi economici e sociali.

Esempio principale è la Polonia, unico Stato europeo a non aver ancora sottoscritto gli obiettivi 2050, data la forte dipendenza della sua economia dal carbone, ma anche la Germania, stato avanzato e molto sensibile al tema, presenta ancora tassi di utilizzo molto elevati di fonti fossili. Il bacino della Ruhr, un tempo traino dell’industria pesante tedesca e sede di immensi bacini carboniferi, vive oggi una profonda crisi occupazionale, a causa della chiusura graduale delle miniere. Non sono gli unici casi tuttavia, le acciaierie Ex ILVA di Taranto, nel nostro paese, rientrano nella stessa casistica.

Ma di quanti fondi beneficerà il nostro paese? All’Italia andranno 364 milioni di euro. Con l’aggiunta di fondi strutturali, il co-finanziamento nazionale e tramite gli investimenti che la Commissione si aspetta di mobilitare attraverso il programma InvestEU, si prevede di arrivare a un totale di investimenti fino a 4,8 miliardi di euro.

Come spiegato da Elisa Ferreira, Commissario UE per la Coesione e le Riforme, la scelta delle aree di intervento è lasciata ai singoli Stati, i quali dovranno raccogliere le necessità espresse dalle regioni. Una volta selezionata la regione, lo Stato membro, con le autorità locali, dovrà presentare un progetto e spiegare quali sono le componenti del piano di transizione. Con questo piano verrà disposta una serie di strumenti finanziari che aiuteranno lo Stato a effettuare questa transizione: questo è il denaro “di base”, per così dire, che proviene dal Just Transition Fund. Al cosiddetto “seed money“, denaro stanziato per avviare un progetto, si dovranno poi sommare altre leve economiche derivanti da altre fonti di finanziamento.

Quello che è in atto è un tentativo di riconversione dell’intero modello economico, nato sui principi dell’economia lineare, ovvero estrazione materia prima, lavorazione, consumo, smaltimento rifiuto. A volte non abbiamo percezione di quanto enorme sia il compito che abbiamo davanti, si comincia tuttavia a percepire una generale presa di coscienza e un serio impegno politico in tal senso. Abbiamo le precondizioni, il lavoro rimane in gran parte da svolgere.

Alessandro Paglia